sabato 24 ottobre 2015

MICHAEL MYERS

   Lo dice il mitico Sam Loomis nel primo halloween:"lui non è un uomo, dietro quegli occhi vive e cresce il male". Male con la emme maiuscola, mito, robe che sanno di wendigo e di secolari babau alla King nascosti nell'armadio. Si, all'apparenza Michael Myers é propri questo, uno spauracchio perché funziona ovunque perché è universale, e gli spauracchi vengono evocati ovunque. Però c'è di più, Myers e anche e soprattutto, un esperienza autobiografica dello stesso Carpenter, che un giorno di tanti anni fa si recò un istituto di malati di mente. " Vidi un ragazzino di 12 anni, aveva uno sguardo terribile, la sua faccia non sembrava umana". 
    Ritornando sull'argomento in età matura, Carpenter ha precisato meglio ciò che lo colpi di più di quegli occhi che bruciavano in quella faccia che per tanto tempo ha tormentato i suoi sogni: era l'assenza, la mancanza di qualsiasi connotazione umana che faceva di quel disgraziato una forma senza contenuto, un involucro buono per qualsiasi spazzatura larvale. Si, ancora il male, ma oltre la metafora: proprio il male vero, non umano perché l'umanità vi è assente e, proprio per questo non umanamente cancellabile. Così michael, negli avanzamenti progressivi della logica seriale, da iniziare bogey ma, diventa the Shape (la forma), samhain(il signore della morte dei druidi). Perché di una cosa infernale, come esistono suoni e colori che si riescono a concepire solo in determinate e spaventose occasioni, così nell'immaginario americano si trovano buchi nel reale che sono la metastasi della visione, squarci aperti sul nulla che stanno davanti ai nostri occhi e perciò incomprensibili e insopportabili. Infatti non si capisce michael senza avere presente la contiguità di Carpenter al grande poeta del caos informe lovecraft e quel metaforico festival dell'assenza che é stato il film "la cosa". Non è azzardato scorgere nel rutilante caos finale della manifestazione del mostro anche l'algida e inespressiva maschera Myers.

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