domenica 22 maggio 2016

LO SPECCHIO Nuovo racconto di Cecilia Semeraro


"LO SPECCHIO"

Sfiderei chiunque a trovare negli oggetti di uso quotidiano quell'oggetto in grado di prevalere sugli altri per la carica di mistero di cui è dotato.
E ovviamente la cosa è soggettiva. 
Ma su una cosa sono davvero sicura: tutti considererebbero uno specchio l'oggetto misterioso per eccellenza.....ci metto la mano sul fuoco. 
Beh sugli specchi ci sono molte leggende e storie, come ci si può benissimo aspettare del resto, solitamente collegate a malefici, fatture, magie e incantesimi vari;
Oppure spettri intrappolati in quella lastra lucida e riflettente. 
Insomma chi più ne ha più ne metta.
Ma non è tutto gente.....eh già.
Avete mai pensato a qualcos'altro?? Qualcosa di assolutamente surreale? 
Bene adesso lasciatemi raccontare, ci troverete del gusto leggendo. 
Dunque, molto tempo fa, si parlava spesso di un tale ammalatosi in seguito ad un'esperienza che lo gettò in uno stato di shock così forte che il poveretto non se ne riprese mai più. 
Esso era un ricco signore, o almeno così era conosciuto, che aveva ereditato molte ricchezze dai suoi nobili antenati e perciò poteva permettersi una vita lussuosa e sfarzosa. 
Ma costui essendo di buon cuore, devolse in beneficienza gran parte di quelle ricchezze, accontentandosi di una vita modesta. 
Tra quella moltitudine di ricchezze vi era però uno specchio con la cornice in oro massiccio, finemente lavorata in modo da far assumere all'oro l'aspetto di un cespuglio di rose, appartenuto a tutte le nobildonne di quella casata, fino alla madre di quel tale. 
Quello specchio valeva una fortuna, ma non per questo esso lo tenne per sé: aveva un valore affettivo notevole. 
E dunque fu da lui sistemato nel salone della sua dimora, accanto ad una tenda color porpora di seta finissima che, se sciolta,poteva coprirlo qualora non desiderasse mostrarlo. Perché ne era molto attaccato.  
Era un cimelio di famiglia a tutti gli effetti e sarebbe stato un durissimo colpo perderlo, o addirittura scalfirlo. 
Ogni giorno, per una buona mezz'ora,  esso sostava davanti allo specchio non per ammirare il suo riflesso, ma perché ne era totalmente rapito. E aveva ragione!
Non era facile imbattersi in oggetti di mirabile fattura, come quel meraviglioso specchio. 
Era uno spettacolo per gli occhi, in particolar modo quando vi batteva il sole: venivano a crearsi degli strabilianti giochi di luci e ombre, che diffondevano tutto intorno il tenue bagliore dorato....e questo bagliore era un'ipnosi per chiunque. 
Ormai era entrata a far parte della routine questa abitudine di ammirare per mezz'ora, ogni giorno, quel fantastico specchio...era come se sprigionasse una grande energia capace di catturare l'attenzione; e oltre a quello specchio non esisteva altro.
E così diventò un'ossessione. Una bruttissima ossessione, dato che la solita mezz'ora quotidiana si era  allungata giorno dopo giorno, fino a rubare a quel poveretto i giorni con tutti i suoi doveri e piaceri e le notti con il suo indispensabile riposo. 
Era dunque ridotto a non riuscire più di casa. 
La gente mormorava per strada, dato che nel paese dove viveva era conosciuto da tutti....chi diceva che fosse malato, chi invece che fosse fuori paese, chi, addirittura, che fosse morto. 
Ma la verità era un'altra. 
Quello specchio non era solo un bellissimo manufatto. 
Accadde un giorno, durante il suo solito rimirare lo specchio, che questo fosse molto più ipnotico del solito; d'un tratto, come raccontò in seguito costui, il suo riflesso nello specchio si dissolse e apparve un mondo alla rovescia, ambientato lì nel suo salotto: gli oggetti erano  persone e le persone oggetti. 
Il suo elegante tavolino nel salotto era fatto di femori, tibie, peroni e altre ossa lunghe, così come le sedie , i tavoli e altre suppellettili, tra le quali anche il pianoforte a coda. 
Il paralume della lampada a stelo altro non era che di pelle umana, così come le tende, le quali avevano come cordone i sette metri di intestino tenue.
Brocche e vasi erano teschi e i divani erano imbottiti di carne.
In poche parole uno spettacolo tutt'altro che piacevole. 
Il tale, appena uscito da questa specie di stato di trance, subito si convinse che fosse stata solo una visione, dovuta alle numerose e continue notti insonni e, ridendoci su, non ci badò più fino al giorno dopo, quando rimirando lo specchio, la stessa identica scena surreale si presentò di nuovo davanti ai suoi occhi, questa volta in modo ancora più disgustoso: tutte le parti umane che fungevano da suppellettili apparivano marcescenti e cadenti ora, con tanto di vermi che si contorcevano su quelle superfici putride, rose da loro stessi. 
E questa volta il poveruomo si sentì così male che il suo domestico, da tempo preoccupato per lui, dovette finalmente rivolgersi ad un medico. 
Ma per il suo padrone non ci fu nulla da fare. 
Dopo mesi e mesi di febbri e deliri dovuti allo shock, la morte lo trascinò con sé nel suo limbo eterno. 
Dopo la morte di quel tale la casa rimase disabitata e dello specchio malefico non si seppe più nulla. Ovviamente nessuno lo volle con sé, malgrado valesse molto, perché erano tutti certi che avrebbe mietuto molte vittime attraverso quel maleficio. 
In molti dicono che sia ancora possibile imbattersene in quella casa oramai triste e cadente, mentre altri sostengono che sia oramai in rovina come tutto il resto. 
Ma l'unica certezza è che in quello specchio, se ancora esiste, non comparirà mai più alcun riflesso.