sabato 24 ottobre 2015

MICHAEL MYERS

   Lo dice il mitico Sam Loomis nel primo halloween:"lui non è un uomo, dietro quegli occhi vive e cresce il male". Male con la emme maiuscola, mito, robe che sanno di wendigo e di secolari babau alla King nascosti nell'armadio. Si, all'apparenza Michael Myers é propri questo, uno spauracchio perché funziona ovunque perché è universale, e gli spauracchi vengono evocati ovunque. Però c'è di più, Myers e anche e soprattutto, un esperienza autobiografica dello stesso Carpenter, che un giorno di tanti anni fa si recò un istituto di malati di mente. " Vidi un ragazzino di 12 anni, aveva uno sguardo terribile, la sua faccia non sembrava umana". 
    Ritornando sull'argomento in età matura, Carpenter ha precisato meglio ciò che lo colpi di più di quegli occhi che bruciavano in quella faccia che per tanto tempo ha tormentato i suoi sogni: era l'assenza, la mancanza di qualsiasi connotazione umana che faceva di quel disgraziato una forma senza contenuto, un involucro buono per qualsiasi spazzatura larvale. Si, ancora il male, ma oltre la metafora: proprio il male vero, non umano perché l'umanità vi è assente e, proprio per questo non umanamente cancellabile. Così michael, negli avanzamenti progressivi della logica seriale, da iniziare bogey ma, diventa the Shape (la forma), samhain(il signore della morte dei druidi). Perché di una cosa infernale, come esistono suoni e colori che si riescono a concepire solo in determinate e spaventose occasioni, così nell'immaginario americano si trovano buchi nel reale che sono la metastasi della visione, squarci aperti sul nulla che stanno davanti ai nostri occhi e perciò incomprensibili e insopportabili. Infatti non si capisce michael senza avere presente la contiguità di Carpenter al grande poeta del caos informe lovecraft e quel metaforico festival dell'assenza che é stato il film "la cosa". Non è azzardato scorgere nel rutilante caos finale della manifestazione del mostro anche l'algida e inespressiva maschera Myers.

giovedì 22 ottobre 2015

STEPHEN KING

         Dalla carta alla celluloide
   Per gli amanti dell'horror non serve alcun tipo di presentazione: impossibile non conoscere Stephen King, vero e proprio re dell'orrore, non solo per la sua prolifica attività di scrittore di alcune delle pietre miliari del genere, ma anche perché proprio dalle sue storie, sono nati alcuni dei più bei film di sempre, veri e propri cult del cinema dell'orrore.
   La carriera di King é nata nel lontano 1976, ed è stata una escalation di successi che fin da subito lo ha consacrato come vera e propria star e maestro incontrastato del romanzo gotico moderno, fino a diventare una vera e propria icona della cultura popolare americana.
   Il rapporto di King con il cinema é stato molto stretto sin dagli albori della sua carriera: sin dal suo primo romanzo, Carrie, i più grandi registi del genere hanno attinto alla sua prolifica produzione per prendere spunto o per fare delle vere e proprie trasposizioni delle sue storie, che raccontano senza pudore e peli sulla lingua le paure più oscure e nascoste dell'animo umano. Carrie, Misery non deve morire, la zona morta, christine, sono solo alcuni dei titoli dei suoi bestseller diventati film di altrettanto successo. Per non parlare degli adattamenti televisivi come l'ombra dello scorpione e it, in cui un reale mostro assassino prendendo le fattezze del pagliaccio Pennywise ha traumatizzato l'infanzia di intere generazioni. E dietro la macchina da presa si sono sempre alternati nomi non indifferenti come Stanley Kubrick, John Carpenter, Brian De Palma e David Kronenberg tanto per citarne qualcuno. Ma è lunghissima la lista degli artisti che hanno attinto alle sue  storie sovrannaturali partoriti dalla sua mente, destinate a turbare le menti si estrosi sceneggiatori e avidi produttori. Romanzi, novelle, racconti sono diventati opere filmiche sia cinematografiche che televisive, più o meno memorabili ma praticamente tutti veri e propri cult.
   King, pignolo e legato morbosamente alle sue storie come tutti i veri scrittori, non ha apprezzato tutti i film tratti dai suoi romanzi. Il caso più famoso rimane quello universalmente noto come shining, film di Stanley Kubrick che ha riscosso un successo enorme ma che fece comunque storcere il naso all'autore, deluso dallo stravolgimento della storia. Apprezzo invece moltissimo la zona morta di David Kronenberg, elogiato per le trovate raffiguranti le visioni del protagonista, rappresentate proprio come King le aveva immaginate nella sua testa. Inoltre, dimostrando una certa vena autoironica, si è sempre prestato ad apparire nei film figli dei suoi libri. É stato per esempio un impresario di pompe funebri ne "i sonnambuli", prete in "cimitero vivente", e farmacista ne "l'occhio del male". Si è perfino permesso il lusso di alcune esperienze registiche con il film "brivido" tratto dal suo racconto "camion", e con una sua personalissima nuova versione di Shining nel 1997, come sceneggiatore, adattato in tre episodi destinati al mercato televisivo.

LATTICE VS PIXEL


Paul Anderson é stato il primo a sperimentare manipolazioni digitali sulla fisionomia dei morti viventi di "resident evil". Ma è solo uno dei pochi. Tanto il suo collega Zack Snider nel remake de "l'alba dei morti viventi" quanto George A. Romero ne "la terra dei morti viventi" hanno preferito impiegare l'esperienza e la maestria artigianale di make-up artist vecchia stile. Altrettanto hanno fatto i giovani registi neoaplatter. Forse perché, nonostante tutto, la solida carnalità dello splatter continua a richiedere l'uso di effetti più caserecci fatti da protesi in lattice e sangue finto.
   É così che Mike Bates che in "creep- il chirurgo" ha coperto interamente il povero Sean Harris di una guaina gommosa che non ha niente da invidiare alle maschere che Jack Pierce applicava alla faccia di Boris Karloff nei film di Frankeinstein. Lo stesso ha fatto Stuart Conran con i suoi mostri sotterranei in "the descent", mentre Howard Berger in "hostel" si divertiva a macellare orribilmente i corpi dei torturati e Rocky Faulkner "saw, l'enigmista" frugava nelle viscere dei morti e segava i piedi agli attori.

mercoledì 21 ottobre 2015

SUCCESSE A OTTOBRE

Nasce il 20 ottobre 1882 a Lugos, in Ungheria, Bela Blasko, universalmente conosciuto con il nome di Bela Lugosi. Il Dracula per antonomasia, esordisce nei panni del vampiro creato da Bram Stoker nel film di Tod Browning del 1931. Assieme a Boris Karloff diventa l'icona del cinema horror degli anni '50. Muore il 16 agosto 1956 per un attacco di cuore sul set di Plan 9 from outher space di Ed Wood. Si dice sia stato seppellito per sua volontà con il mantello da vampiro che ha utilizzato nei suoi film di Dracula.

martedì 20 ottobre 2015

SCENE CULT ITALIANE

Una carrellata di immagini dei film che hanno reso famoso il cinema horror italiano nel mondo.
         DEMONI- LAMBERTO BAVA
       PROFONDO ROSSO- DARIO ARGENTO
      CANNIBAL HOLOCAUST- RUGGERO DEODATO
    SUSPIRIA- DARIO ARGENTO
    LA CASA DALLE FINESTRE CHE RIDONO- PUPI AVATI
    E TU VIVRAI NEL TERRORE, L'ALDILÁ- LUCIO FULCI
    ZOMBI 2- LUCIO FULCI
    TROLL 2- CLAUDIO FRAGRASSO
    LA MASCHERA DEL DEMONIO- MARIO BAVA
    M.D.C. MASCHERA DI CERA- SERGIO STIVALETTI
    SUSPIRIA- DARIO ARGENTO
    DELLAMORTE DELLAMORE- MICHELE SOAVI

lunedì 19 ottobre 2015

SUCCESSE A OTTOBRE

Il 19 ottobre 1963 nasceva a Roma Rossella Drudi, sceneggiatrice e scrittrice italiana. Moglie del regista  Claudio Fragrasso, inizia la sua carriera negli anni '80 scrivendo sceneggiature horror per registi quali Lucio Fulci, Bruno Mattei e il già citato Claudio Fragrasso per il quale ha scritto la maggior parte dei soggetti. Tra queste possiamo ricordare zombi 3, after death, la casa 5, non aprite quella porta 3 e troll 2 seguito non ufficiale di troll,  considerato dalla critica uno dei peggiori film mai realizzati ma divenuto un cult del trash molti anni dopo ad opera dei fan.

POLTERGEIST- Quando la realtà supera la finzione

La leggenda vuole che poltergeist sia un vero e proprio film "maledetto" appellativo che è poi passato anche al suo creatore. Si dice infatti che Hooper e il resto della troupe avessero svegliato con il film dei veri spiriti, che si sarebbero poi vendicati su di loro. Suggestione, tecniche di marketing? Eppure fatti strani se ne sono susseguiti, e non pochi: la prima ad incontrare sorte sfortunata fu Dominique Dunne morì strangolata dal suo ex ragazzo. Dopo tocco a Heather O'Rourke, che se ne andò nel 1988 per un infezione intestinale. Inoltre durante le riprese del secondo e terzo sequel ci furono altri due decessi. Per non parlare delle storie che circolano su quello che successe durante la lavorazione del film: feriti, esorcismi, incendi. Pare che anche se alcuni operatori giravano con la videocamera, alcune scene sulla pellicola non rimanessero registrate per niente. Solo leggende motropolitane o realtà? A voi l'ardua sentenza. 

domenica 18 ottobre 2015

PILLOLE HORROR: BILL HINZMAN

Il 5 febbraio 2012 moriva, una vera e propria icona del cinema dell'orrore, Bill Hinzman. L'attore divenne una vera e propria leggenda dell'universo horror avendo interpretato il primo zombi (così come li conosciamo oggi) a comparire sul grande schermo ne "la notte dei morti viventi". Conosciuto come lo zombi del cimitero, la sua entrata in scena all'epoca fu fondamentale per la costruzione del mito del morto vivente romeriano. Insomma se avesse fatto ridere invece di incutere il giusto timore oggi staremmo a parlare di tutt'altro. Quindi la prossima volta che vedete ciondolare un qualsiasi zombi che infestano il grande e il piccolo schermo, non dimenticatevi di chi per primo ha reso possibile tutto ciò. Grazie Bill!

QUANDO L'HORROR É TRICOLORE parte1

L'horror italiano inserisce la crudeltà nella banalità del quotidiano, ponendo al centro delle sue vicende l'essere umano e le sue pulsioni più basse. Guardandoci indietro negli anni é facile vedere come imperversino pellicole piene di follia e depravazioni. Tutto ha inizio negli anni '60, anno in cui il grande Mario Bava, genio indiscusso dell'horror, ha fatto proprio questo genere, dando vita a capolavori immortali quali "la maschera del demonio", "operazione paura" e il precursore del moderno slasher, ovvero "reazione a catena". Alla fine del decennio iniziano ad emergere nuovi registi in grado di portare qualcosa di nuovo e sconvolgente nel genere e un giovane romano in quegli anni firmava uno dei più bei thriller di sempre: l'uccello dalle piume di cristallo. Il giovane é ovviamente Dario Argento, che mantenendo vivo il gusto di Bava per la bellezza scenica della morte, é destinato a stravolgere per sempre le regole del genere, gettando le basi per quello che sarà l'horror all'italiana che ha caratterizzato tutto il ventennio successivo. É lui infatti ad aver introdotto alcuni elementi che poi diventeranno ricorrenti, come la soggettiva del serial killer, la ricerca ossessiva di inquadrature non convenzionali e soprattutto introduce nei suoi film, la ricorrente del trauma psicologico a motivare le azioni che spingono l'assassino ad agire con tanta efferatezza. Ma il culmine viene raggiunto dallo stesso Argento verso la metà degli anni '70 con profondo rosso prima e con suspiria, considerato uno dei suoi più grandi capolavori poi. Il cinema horror italiano é uno dei più apprezzati a livello planetario e questo c'è lo conferma la grande influenza che ha avuto e che continua ad avere in ogni parte del mondo. 

Come dimenticare l'espressione terrorizzata di Barbara Steel in "la maschera del demonio" o l'atroce massacro in "reazione a catena"? Immagini visivamente forti come queste non si lasciano dimenticare facilmente. I personaggi sono ridotti a semplici marionette guidati solo dai loro istinti, come se fossero mossi da una oscura pulsione che li spinge a compiere ogni nefandezza. Il cinema di genere italiano così come tutti noi lo conosciamo, molto probabilmente non sarebbe mai esistito senza Mario Bava, e non solo perché il thriller all'italiana era stato da lui reinventato anni prima con "la ragazza che sapeva troppo" e in "sei donne per l'assassino", ma anche perché la sua fantasia e l'uso di effetti speciali artigianali, semplici ma efficaci saranno fonte di ispirazione per i registi di genere futuri. Ma in casa Bava, l'orrore viaggia nel sangue, di padre in figlio si è arrivato fino a Lamberto che ha saputo destreggiarsi con maestria nel genere in cui suo padre eccelleva. Dopo un inizio come assistente alla regia in alcuni capolavori del padre come "terrore nello spazio" e "operazione paura" fa il suo esordio con "shock" scritto da Lamberto e diretto dal padre Mario. Anche se non sempre é riuscito ad ottenere gli stessi risultati del genitore, con "demoni" Lamberto ha raggiunto il suo picco più alto, mettendo in scena un horror davvero violento dal ritmo serratissimo che non risparmia scene splatter. Con tutta quella bava verde, ferite, zanne acuminate che spuntano tra fiumi di sangue il voltastomaco é assicurato. Non per niente gli effetti speciali sono curati dal genio italiano del settore Sergio Stivaletti. Per non parlare della colonna sonora firmata da Claudio Simonetti... Inconfondibile. 

sabato 17 ottobre 2015

Ruggero Deodato


Cerchiamo di capire chi é Ruggero Deodato, il regista del discusso Cannibal holocaust. Ruggero Deodato è nato il sette maggio del 1939 a Potenza. Si può dire romano di adozione perché suo padre si trasferì con la famiglia nella capitale quando lui era appena un bambino. 
Deodato dimostra sin da piccolo attitudine per il mondo dello spettacolo. A sette anni dirige un'orchestra e come maestro di musica fa una turnè in Danimarca, un vero e proprio "enfant prodige"! Come non è portato per lo studio, infatti anche la musica la suona a orecchio, d'istinto e si rifiuta di andare a lezione da un vero professore. Tutto finisce così, nonostante le insistenze della madre.
A quattordici anni abita ai Parioli, un quartiere elegante di Roma dove vive molta gente di cinema. Inoltre gli studi di Cinecittà sono a due passi e Deodato ha modo di conoscere molti registi, o meglio, come dice lui, le figlie dei registi. Poi abita nello stesso stabile di Roberto Rossellini. "Ho respirato cinema sin da ragazzetto", confessa Deodato. Il suo debutto nel cinema però avviene come attore e non come aiutante regista, per meglio dire come comparsa. Deodato era un pariolino a tutti gli effetti: vestiva alla James Dean con giacca blu e jeans, aveva il vespone, suonava il piano ed era animatore di molte feste data la grande capacità come ballerino. Inutile dire che con le donne ci ha sempre saputo fare. Fu per merito della figlia di Domenico Paolella che il padre lo chiamò per Destinazione Piovarolo, che aveva per protagonista Totò, e successivamente per Il coraggio e I ragazzi dei Parioli. [...]
Ma la sua carriera di attore si interrompe presto, perché lui stesso si rende conto di non avere le carte in regola. [...]
Fu Roberto Rossellini a dargli l'opportunità di cominciare a lavorare come assistente alla regia, anche se suo padre non era molto d'accordo. Il padre di Deodato era un prefetto, una persona molto precisa, convinta che i figli dovessero studiare e prendere la laurea, mica fare del cinema. Però alla fine acconsentì.
La sua collaborazione con Roberto Rossellini conta alcuni film importanti. Tra questi citiamo: Viva l'Italia (1960), Il generale della Rovere (1959), Era notte a Roma (1960), Vanina Vanini (1961), Anima nera (1962), L'età del ferro (1964). Fu assistente anche di Carlo Ludovico Bragaglia in alcune pellicole, la più importante è di sicuro Ursus nella valle dei leoni (1962), ma va citata pure Pastasciutta nel deserto (1961). Quindi lavorò con Sergio Corbucci in Il figlio di Spartacus (1962), Lo smemorato di Collegno (1962), Gli onorevoli (1963), Il monaco di Monza (1963), Il giorno più corto (1963), Totò sexy (1963), Johnny Oro (1966), Navajo Joe (1966), I crudeli (1966), Django (1966). Con Bruno Corbucci fece due film con protagonista Little Tony (i "musicarelli" che andavano tanto all'epoca): Marinai in coperta (1967) e Peggio per me... meglio per te (1967), oltre a una serie televisiva con protagonista Alberto Lionello. Quindi fu assistente di Luigi Capuano in Anthar l'invincibile (1964) e La vendetta dei gladiatori (1964), ma pure di Mino Guerrini (Il terzo occhio, 1966), e di Gianni Puccini in Amore e matrimonio (1964) e di Riccardo Freda in Giulietta e Romeo (1964). Citiamo l'esperienza con Giorgio Ferroni in Wanted (1967) e con Massimo Franciosa in Pronto... c'è una certa Giuliana per te (1967). Di ben altro spessore la collaborazione con Mauro Bolognini che però si limita soltanto a Madamigella di Maupin (1966) e L'amore attraverso i secoli (1967).
Deodato si avvicinò al cinema fantascientifico e dell'orrore grazie ad Antonio Margheriti, uno dei suoi maestri riconosciuti. Deodato deve molto all'esperienza accumulata come assistente alla regia in pellicole come: Danza macabra (1964), I Diafanoidi vengono da Marte (1965), Il pianeta errante (1965) e nei serial televisivi di fantascienza che il maestro girò nel 1965 sotto il titolo di "Guerra tra i pianeti". Deodato e Margheriti fecero anche l'esperienza di una co-direzione, ma la pellicola è accreditata al regista più anziano. Si tratta di: Ursus il terrore dei Kirghisi (1964). Molti testi considerano Ursus opera di Deodato, altri un lavoro a quattro mani. In realtà pare che Margheriti fu soltanto il supervisore e che Deodato diresse il film. 
Per quel che riguarda la sua molteplice attività di assistente alla regia lo stesso Deodato confessa di non ricordare bene tutti i film che ha fatto. "Devo averne fatti altri, ma non me ne ricordo perché magari mi chiamavano che erano già iniziate le riprese", dice.
L'esordio vero e proprio nella regia è datato 1968. In quell'anno Deodato gira addirittura quattro pellicole che spaziano dalla commedia sexy al fantastico-avventuroso. Si tratta di: Donne... botte e bersaglieri, Vacanze sulla costa Smeralda, Gungala la pantera nuda e Fenomenal e il tesoro di Tutankamen. La prima in assoluto è comunque Fenomenal e il tesoro di Tutankamen. 
Sono parole di Margheriti quelle che riporto. Le ha dette durante il già citato Festival del cinema horror, durante un'intervista. "Ruggero era uno dei miei assistenti più dotati. Avevamo fatto molti film insieme. Però quando si trattò di dare il primo ciak in Fenomenal e il tesoro di Tutankamen si era come bloccato. Fa uno strano effetto la prima volta che ti trovi solo davanti alla macchina da presa e non sei più un semplice assistente. Mi venne a chiamare e chiese il mio aiuto. Bastò la mia presenza per rassicurarlo. Poi le cose andarono lisce come l'olio sino alla fine delle riprese". 
Nel 1969 dirige I quattro del Pater Noster che soltanto nel titolo vuole essere una parodia de I quattro dell'Ave Maria, Zenabel (lo ha pure scritto) e alcuni episodi del serial televisivo "Triangolo Rosso" ("Il segreto del lago", "Gli amici", "L'orologio si è fermato"). Nel 1970 è assistente alla produzione in Avventura a Monte Carlo di Giulio Paradisi e nel 1971 torna in televisione con la fortunata serie thriller "All'ultimo minuto". Sarà una costante di Deodato questo alternare piccolo e grande schermo. Lo fa ancora oggi, come non ha mai smesso di impiegare i ritagli di tempo per girare spot pubblicitari. Su questo Deodato non fa misteri: "Pagano bene e non è un lavoro così difficile...".
Certo che la pubblicità non si fa con scopi artistici, però anche là il regista romano lascia sempre il suo marchio di autore sensazionalista.
"All'ultimo minuto" va avanti con successo dal 1971 al 1973.
Nel 1971 Deodato gira: Il buio, L'ascensore, La scelta, La prigioniera. Nel 1972: Acqua alla gola, Il borsaiolo, Il rapido delle 13.30, Dramma in alto mare. Nel 1973: Allarme a bordo, Il bambino scomparso, L'ultima cifra, Scala Reale. 
Poi torna al cinema con un thriller erotico e un poliziesco atipico: Ondata di piacere (1975) e Uomini si nasce poliziotti si muore (1976). Quindi dirige due film così diversi come Ultimo mondo cannibale (1976), che dà il via alla famosa trilogia, e L'ultimo sapore dell'aria (1978), un "lacrima movie" (di cui è anche autore del soggetto) girato sulla scia di successi americani come L'ultima neve di primavera. Il 1979 non si ricorda certo per Concorde Affaire '79 (noto anche come S.O.S. Concorde) ma per il cult Cannibal Holocaust.
La casa sperduta nel parco è del 1980 ed è pensato sotto l'influenza del capolavoro di Wes Craven L'ultima casa a sinistra. Nel 1983 gira I predatori di Atlantide dove si ritaglia anche una particina come attore, quindi nel 1984 completa la mitica trilogia con Inferno in diretta (Cut and run), film crudo e spietato forse ancor più di Cannibal Holocaust. Altra incursione nel mondo dell'horror è Camping del terrore (1987) che anche nel titolo paga i debiti di ispirazione con la fortunata serie americana Venerdì 13. I barbari (meglio noto come The Barbarians & Co.) è del 1987 ed è pure una delle ultime cose che si ricordano con piacere, un bel fantasy alla Conan girato senza penuria di mezzi. Non dimentichiamo però anche l'avventuroso Per un pugno di diamanti (noto anche come Lone Runner) del 1988 e il serial televisivo in cinque parti intitolato "Il ricatto" (1988) diretto insieme a Tonino Valerii. Notevole ritorno al thriller orrorifico e psicologico con Un delitto poco comune (1988) dove Deodato si ritaglia una minuscola parte da attore. Il regista romano chiude con il cinema (speriamo temporaneamente) con due thriller dai risvolti erotici: Ragno gelido (noto anche come Minaccia d'amore) (1989), dove fa una rapida comparsa da attore, e Vortice mortale (noto anche come La lavatrice) (1994). Entrambi i lavori non sono mai entrati nei circuiti distributivi. Sempre nel 1989 ha scritto e diretto il film per ragazzi ancora inedito in Italia Mamma ci penso io. Successivamente Ruggero Deodato non si ferma. Instancabile nelle produzioni pubblicitarie e sul piccolo schermo. Per la televisione gira: "Oceano" (1991), firmato anche come autore, la soap opera "I ragazzi del Muretto" (1994), la mini serie "Noi siamo angeli" (1996), "Sotto il cielo dell'Africa" (1999), un lavoro in dodici episodi girato nel continente nero e "Padre Speranza" (2001) un film con Bud Spencer.
Per completezza un accenno agli spot pubblicitari girati nel corso della sua carriera. Sono oltre mille e citiamo solo i più famosi: Piaggio, Fiat, Philips, Carrera, Seat Ibiza, Renault, Sperlari, Kraft, Polenghi Lombardo, Buitoni, Crodino, Fanta, De Longhi, Beghelli, Malaguti, Valleverde, Aperol, Venus, Peso Forma, Fornet, Imec, Salvarani, ...
Adesso però attendiamo Deodato a un rientro nel mondo del cinema di genere, in special modo in quel filone horror che in passato tanto gli ha dato. Recentemente gli è stato chiesto se è vero che sta preparando un Cannibal Holocaust parte seconda. "No" ha risposto deciso "quello è stato un film importante per la mia carriera ma non è il caso di girare un sequel a distanza di oltre vent'anni. Ho un progetto nuovo, però. Non resterete delusi".
Delusi no. Però curiosi lo siamo.
Cosa ci starà cucinando Monsieur Cannibal?

Cannibal holocaust

Definire Cannibal Holocaust un cannibal movie è sicuramente erroneo. Cannibal Holocaust é il cannibal movie. La pellicola di Deodato colpisce allo stomaco e al cuore come nessun altro film del genere è mai riuscito a fare. Indipendentemente dalle stracitate scene gore, il film poggia su di una solidissima storia e su di un'azzeccatissima colonna sonora che lo discosta da tutti gli altri esempi del filone. La trama è semplice ma geniale. Il professor Monroe, noto antropologo, si reca nella foresta amazzonica per cercare quattro documentaristi scomparsi mesi prima nel mezzo di un reportage. Durante le ricerche nella giungla Monroe scopre che i reporter sono stati trucidati dai cannibali, quindi, tornato a New York con le bobine da loro filmate, viene a conoscenza dell'orrenda verità: i documentaristi non trovando abbastanza materiale shocking hanno ricreato situazioni brutali a spese dei selvaggi, causandone la loro rivolta.
Il film è una sorta di esempio di come gli uomini cosiddetti civili possano essere più brutali e violenti dei selvaggi stessi. Tesi che emerge contrapponendo il comportamento degli indigeni nella prima parte della pellicola (impauriti, quasi docili e disponibili) con quello della fine del film (violenti, arrabbiati e senza pietà). L'idea venne a Deodato, stanco di vedere immagini raccapriccianti al telegiornale filmate da giornalisti senza scrupoli.


Il film venne portato a termine in sei settimane, cinque delle quali nella giungla e una tra New York e Roma. La realizzazione nell'isola colombiana di Leticia fu quantomeno problematica. Tutti gli spostamenti della troupe avvenivano a bordo di canoe, attraversando in lungo e in largo il temibilissimo Rio delle Amazzoni. L'opera fu molto curata a livello tecnico. Deodato stesso rovinò le pellicole girate dai reporter per farle sembrare autentiche. La famigerata scena della donna impalata fu realizzata tagliando il palo in due e infilando un'estremità a terra e l'altra in bocca alla comparsa. Nell'estremità inferiore venne conficcato un sellino di una bicicletta con una sbarra di ferro sul retro.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Di certo un altro aspetto fondamentale fu il commento sonoro di Riz Ortolani, scelto dal regista memore dei brani da lui composti per Mondo Cane. La musica diventa filo conduttore del film contrapponendosi nettamente con le immagini crude che sfilano sullo schermo. Lo spettatore è stordito, coinvolto e intrappolato dal connubio che si crea tra le due componenti. Premesso questo si può iniziare a parlare del gore. Cannibal Holocaustè uno dei più violenti film mai realizzati. Sangue e interiora compaiono di continuo per tutta la pellicola come una sorta di vero e proprio olocausto che si abbatte su tutti gli esseri viventi in maniera indiscriminata. Dalle violenze sceniche ai danni degli attori (gambe mozzate, feti sepolti, stupri, ecc.) a quelle reali sugli animali. Queste ultime (in particolare l'uccisone della testuggine) sono rimaste nell'immaginario collettivo più di ogni altra cosa nel film. Deodato disse in merito che lui non ebbe problemi a girare queste scene perché abituato ad assistere all'uccisione di conigli e maiali nella fattoria del nonno.


Oltre a questo sostenne che la testuggine fu realmente mangiata come solitamente accadeva da quelle parti. Il film subì aspre censure in molti stati e in Italia fu addirittura ritirato, anche perché inizialmente vennero spacciate per vere le immagini riprese dai reporter al fine di accrescere l'impatto sul pubblico. A questo proposito agli attori fu chiesto di sparire per un anno dalla circolazione in modo da alimentare la veridicità della vicenda. Il patto non fu rispettato perché Deodato stesso richiamò il cast in tribunale per difendersi dalle accuse di omicidio. Parte della troupe subì multe e sanzioni che arrivarono in alcuni casi anche alla detenzione. Deodato dovette anche produrre prove a dimostrazione che la scena della donna impalata era frutto di un effetto scenico e quindi non reale. Come se non bastasse il regista si procurò una pessima fama che lo tenne lontano dalla cinepresa per un lunghissimo periodo. Adesso a distanza di anni il film è diventato un vero e proprio cult movie e le varie traversie giudiziarie sono solo un lontano ricordo.
A Deodato fu anche proposto un seguito di Cannibal Holocaust ma lui impegnato con Inferno in diretta e non contento del salario propostogli declinò l'offerta.

BREVE PRESENTAZIONE DEL BLOG

Che cos'è la paura? É l'inquietante sensazione che qualcosa la fuori si muova nella notte. É l'artiglio metallico che incide una lavagna, é un coltellaccio da macellaio che cerca le sue vittime, un serial killer sfigurato che proprio non vuol saperne di starsene morto. É un inarrestabile macchina di morte aliena dal sangue acido, un epidemia che riporta in vita i defunti, un demone nel corpo di una bambina che ha appena mangiato puré di piselli. Ma anche l'altrettanta sensazione di non riuscire a trovare un blog che non sia solo una carrellata di nuove uscite al cinema o in libreria ma che invece entri nel profondo del genere  e ne riesumi la storia, ne riscopra gli autori del passato, gli aneddoti e tutto ciò che ha fatto dell'horror il nostro genere preferito. Quest'ultima paura con "horrorcult" ho intenzione di togliervela. Tutte le altre al contrario, di farvele crescere a dismisura. Horrorcult nasce come un blog realizzato da un appassionato per gli appassionati, che sposa la competenza del suo autore (blogger) a quello stile, fatto in pari misura di professionalità e ironia, che contraddistingue da sempre il mondo dell'horror. Il mezzo per riuscire in questo scopo é un esame attento di tutto ciò che riguarda il mondo dell'horror, con una particolare attenzione per le radici del genere e la sua storia. Una sorta di amarcord orrorifico, per intenderci. Un dialogo diretto con voi appassionati, senza troppi peli sulla lingua. Solo sangue, sudore e passione.