Chi conosce i film del grande Eli Roth, qui nelle vesti di produttore, sa bene cosa aspettarsi. E di fatti con "Clown" non si smentisce, confezionando una "favola gotica" così agghiacciante che all'uscita nelle sale italiane perfino la locandina venne più volte censurata. Il film gioca su due delle più diffuse paure del genere umano e cioè i clown (e gli amanti dell'horror ne sanno qualcosa) e la possessione demoniaca. In breve é la storia di Kent, un padre che, avendo ricevuto il ritiro dall'impegno da parte del clown che aveva ingaggiato per la festa di compleanno del
figlio, decide di indossare lui stesso un costume trovato in soffitta. A fine spettacolo Kent, stremato, si addormenta con il costume addosso e al mattino ogni tentativo di toglierlo si rivela inutile. Decide così in un primo momento di conviverci, con la speranza di trovare presto una soluzione al problema...fin quando la situazione non inizia a precipitare: Kent comincia a sentire una fame violenta di carne umana e allo stesso tempo nota che il costume da clown gli si sta fondendo addosso uniformandosi con la pelle. Nel tentativo di trovare un modo per liberarsi dal costume maledetto, Kent viene a conoscenza di una leggenda ormai dimenticata. Oggi il clown è una creatura divertente, ma una volta il cloyne era un demone del nord che viveva fra i ghiacciai e scendeva nei villaggi per divorare un bambino al mese. Nessuno si ricorda più del demone ma il cloyne è ancora affamato...
Come nella buona tradizione dei fratelli Grimm, in questo film ad essere smembrati e mangiati sono i bambini, il che rende il tutto molto più crudo e scioccante. Un applauso va alla produzione per la scelta dell'uso degli effetti speciali artigianali piuttosto che i noiosi effetti digitali dando quel sapore di vecchio cinema di paura di una volta. "Clown" in fondo è solo una fiaba nera senza pretese, ma si capisce che è scritta col cuore, ed è stata una piacevole novità rispetto agli horror più furbi, ambiziosi e costosi che di recente hanno inondato i nostri schermi.
Sotto, le varie fasi della censura sulla locandina:



Nessun commento:
Posta un commento